Un vento di cambiamento

La scorsa primavera, grazie all’iniziativa “open week allo Studio di Zen Shiatsu”, ho avuto la possibilità di trattare diverse persone che non si erano mai avvicinati allo Shiatsu o a discipline affini. Sono rimasto positivamente sorpreso di riscontrare un cambiamento diffuso nella sensibilità e consapevolezza delle persone, sempre più interessate e ricettive verso metodi e discipline che possano contribuire a gestire problematiche su vari livelli (fisici, organici, emozionali) in modo più globale e integrato.

 

Che significa?

Discipline come lo Shiatsu (di solito indicate come ‘olistiche’) agiscono nel ripristinare un migliore stato di salute attraverso la stimolazione delle risorse interne al nostro sistema corpo-mente, senza occuparsi di “combattere qualcosa” e quindi senza entrare nella dualità malattia-salute. Piuttosto, la persona è vista come un sistema integrato con un suo equilibrio dinamico, e il compito di queste discipline è individuare come e quali risorse non sono impiegate al meglio per stimolare quindi un processo di cambiamento che porti al raggiungimento di un nuovo equilibrio, più funzionale e armonioso. In questo processo si avrà dunque il superamento di ostacoli e problematiche che l’organismo non riusciva a risolvere, così come la metabolizzazione ed eliminazione di questioni che gravavano sul suo funzionamento. Questo processo di cambiamento avviene sempre su vari livelli (fisico, emotivo, mentale), anche se spesso il risultato di questo processo sarà più evidente su un livello rispetto agli altri. La cosa importante è che il processo interessa la persona nella sua globalità ed è portato avanti dalle risorse della persona stessa. Questo comporta che cambiamenti prodotti da questo tipo di trattamenti sono a volte più graduali rispetto a interventi di natura farmacologica (per esempio) ma non comportano effetti negativi e sono più duraturi nel tempo.

In questo nuovo atteggiamento delle persone ci sono alcuni punti importanti che ho osservato:

  • – le persone cercano sempre più di stare meglio e di ricavare per sè degli spazi rivitalizzanti, indipendentemente che ci siano problematiche specifiche dolorose e/o limitanti; quindi in questo modo stanno avvicinandosi verso un modello basato sulla prevenzione, tanto promulgato in vari ambiti ma così poco applicato e molto lontano dalla nostra cultura.
  • – c’è una maggior consapevolezza dei limiti dell’approccio farmaceutico e di conseguenza la ricerca di limitare quando possibile l’uso di farmaci. Naturalmente la farmacopea moderna è molto avanzata ed è spesso una risorsa molto importante per il ripristino della salute, ma al tempo stesso bisogna riconoscere che ricorre spesso ad un uso eccessivo di principi attivi, spesso anche auto-prescritti e in situazioni dove altri tipi di azioni sarebbero più opportune.
  • – è sempre più evidente alle persone che non c’è una netta separazione tra ciò che avviene a livello mentale ed emotivo e ciò che avviene a livello fisico. In qualche modo viene fatta più spesso esperienza diretta della forte connessione ed interrelazione che esiste tra le dinamiche dei nostri vari ‘livelli’.

Mi auguro che queste tendenze non siano un fenomeno passeggero e che possano infine confluire in un graduale cambiamento culturale che si manifesti anche nelle istituzioni che si occupano di prevenzione e salute.